Su Internet ho letto la storia di un ragazzo di nome Michele.
Una persona pragmatica che non credeva ai rimedi naturali. In un periodo di
profonda depressione la sua fidanzata lo convinse ad abbandonare il suo
scetticismo e a permettere a un loro amico di provarlo a guarire con il reiki.
Il racconto di Michele della seduta di
reiki è impressionante. Dice che mai si era sentito così abusato e sfruttato
nella sua vita. Era lì, nel suo momento più sfortunato, a subire ciò che percepì
come il peggior tipo di spazzatura auto
indulgente ed egocentrica. Si sentì abusato nel peggiore dei modi, solo per
gonfiare quella che riconobbe essere, in quel momento, l'autostima, distorta e
dipendente dagli altri, del terapeuta che aveva bisogno del titolo di guaritore
per sentirsi soddisfatto. Questo evento ha fatto riflettere Michele su quanto
facilmente uno possa soccombere all’assurdità quando è in difficoltà, e sulla
moralità dell'industria delle pozioni miracolose di oggi, che sfrutta la debolezza
del disperato e che si aggrapperebbe a qualsiasi cosa pur di guadagnare. È una
disgrazia essere ammalati, e accettiamo felicemente assurde offerte di rimedi
di cui in altri casi rideremmo.
La maggior parte delle malattie terminali non comporta un semplice peggioramento quotidiano dei sintomi, fino alla morte. Esse fluttuano: ci sono ricadute e miglioramenti che danno sollievo al peggioramento generale. In alcuni casi la malattia potrebbe pure scomparire per un lungo periodo di tempo. Quando una persona che soffre di una malattia del genere si sentirà abbastanza disperata da far ricorso a trattamenti infondati e speculativi? Quando sarà in un punto molto basso. Questo è il punto dove avrà più probabilità di trovare un trattamento inutile, spinta dalla disperazione. Comunque, chiunque si trovi in un punto basso dell'onda fluttuante di una salute progressivamente in declino, è probabile che vivrà un periodo di miglioramento nell'immediato futuro. A qualsiasi inutile trattamento preso in quel momento, verrà attribuito il merito del miglioramento, quando molto verosimilmente non ha avuto nessun ruolo. Ugualmente alcune terapie, come quelle chemioterapiche, di solito comportano che il paziente non stia bene durante il ciclo di cure ma poi stia meglio e si spera che il tumore si riduca e svanisca alcune settimane dopo la fine del trattamento. Non è insolito che un paziente decida che la chemioterapia non abbia funzionato, dato che si è sentito terribilmente male e non ci sono stati miglioramenti durante il trattamento, e decida di trovare in seguito qualche cura alternativa che naturalmente promette di essere dolce. Successivamente, quando dopo alcune settimane gli effetti della cura ufficiale inizieranno a manifestarsi, il paziente affermerà di sentirsi benissimo, addirittura di aver la speranza di esser guarito. Tuttavia, questo miglioramento potrebbe essere ingiustamente attribuito alla cura alternativa, somministrata in quel momento, e non agli effetti reali della chemioterapia. Il pericolo ovviamente è che il paziente possa giungere ad affidarsi a questi rimedi inefficaci a scapito di cure collaudate. Dopotutto, se i metodi tradizionali non sono in grado di arrestare il terribile declino, perché non rivolgersi a trattamenti alternativi? E se sembrano funzionare perché non rivolgersi esclusivamente a questi? In Italia la spesa annuale nel mercato della medicina alternativa si aggira attorno ai 2 miliardi di euro. Mentre i farmaci sono sottoposti a controlli rigorosi prima che ne venga ammessa la vendita, i prodotti alternativi non lo sono. Se hanno la possibilità di rivendicare risultati che sono falsi o che non possono essere dimostrate, dovrebbero essere anche loro sottoposti alla regolamentazione? Al di là dei trattamenti alternativi che si offrono ai malati terminali, ci sono un sacco di rimedi alternativi su cui gente relativamente in salute scommetterebbe. Ognuno sa o conosce qualcuno che sa grandi storie sulla loro efficacia. Tipicamente, potreste avere sofferto di un brutto raffreddore, e sembrava che le medicine e le pillole tradizionali non funzionassero. Una vostra amica vi ha raccomandato un grandioso rimedio a base di erbe che lei stessa ha usato con risultati efficaci, così avete deciso di fare una prova il secondo giorno di raffreddore ed iniziate ad usarlo, e il terzo giorno il raffreddore è scomparso. Avendo tralasciato il fatto che probabilmente il raffreddore se ne sarebbe andato comunque in un paio di giorni, siete rimasti impressionati, e con lo stesso entusiasmo, raccomandate il rimedio a base di erbe ai vostri amici. Rimedi del genere sono stati sottoposti a test il più possibile neutrali per vedere se in realtà abbiano qualche effetto, rispetto al placebo, e ogni volta i risultati dimostrano che non ne hanno.
La maggior parte delle malattie terminali non comporta un semplice peggioramento quotidiano dei sintomi, fino alla morte. Esse fluttuano: ci sono ricadute e miglioramenti che danno sollievo al peggioramento generale. In alcuni casi la malattia potrebbe pure scomparire per un lungo periodo di tempo. Quando una persona che soffre di una malattia del genere si sentirà abbastanza disperata da far ricorso a trattamenti infondati e speculativi? Quando sarà in un punto molto basso. Questo è il punto dove avrà più probabilità di trovare un trattamento inutile, spinta dalla disperazione. Comunque, chiunque si trovi in un punto basso dell'onda fluttuante di una salute progressivamente in declino, è probabile che vivrà un periodo di miglioramento nell'immediato futuro. A qualsiasi inutile trattamento preso in quel momento, verrà attribuito il merito del miglioramento, quando molto verosimilmente non ha avuto nessun ruolo. Ugualmente alcune terapie, come quelle chemioterapiche, di solito comportano che il paziente non stia bene durante il ciclo di cure ma poi stia meglio e si spera che il tumore si riduca e svanisca alcune settimane dopo la fine del trattamento. Non è insolito che un paziente decida che la chemioterapia non abbia funzionato, dato che si è sentito terribilmente male e non ci sono stati miglioramenti durante il trattamento, e decida di trovare in seguito qualche cura alternativa che naturalmente promette di essere dolce. Successivamente, quando dopo alcune settimane gli effetti della cura ufficiale inizieranno a manifestarsi, il paziente affermerà di sentirsi benissimo, addirittura di aver la speranza di esser guarito. Tuttavia, questo miglioramento potrebbe essere ingiustamente attribuito alla cura alternativa, somministrata in quel momento, e non agli effetti reali della chemioterapia. Il pericolo ovviamente è che il paziente possa giungere ad affidarsi a questi rimedi inefficaci a scapito di cure collaudate. Dopotutto, se i metodi tradizionali non sono in grado di arrestare il terribile declino, perché non rivolgersi a trattamenti alternativi? E se sembrano funzionare perché non rivolgersi esclusivamente a questi? In Italia la spesa annuale nel mercato della medicina alternativa si aggira attorno ai 2 miliardi di euro. Mentre i farmaci sono sottoposti a controlli rigorosi prima che ne venga ammessa la vendita, i prodotti alternativi non lo sono. Se hanno la possibilità di rivendicare risultati che sono falsi o che non possono essere dimostrate, dovrebbero essere anche loro sottoposti alla regolamentazione? Al di là dei trattamenti alternativi che si offrono ai malati terminali, ci sono un sacco di rimedi alternativi su cui gente relativamente in salute scommetterebbe. Ognuno sa o conosce qualcuno che sa grandi storie sulla loro efficacia. Tipicamente, potreste avere sofferto di un brutto raffreddore, e sembrava che le medicine e le pillole tradizionali non funzionassero. Una vostra amica vi ha raccomandato un grandioso rimedio a base di erbe che lei stessa ha usato con risultati efficaci, così avete deciso di fare una prova il secondo giorno di raffreddore ed iniziate ad usarlo, e il terzo giorno il raffreddore è scomparso. Avendo tralasciato il fatto che probabilmente il raffreddore se ne sarebbe andato comunque in un paio di giorni, siete rimasti impressionati, e con lo stesso entusiasmo, raccomandate il rimedio a base di erbe ai vostri amici. Rimedi del genere sono stati sottoposti a test il più possibile neutrali per vedere se in realtà abbiano qualche effetto, rispetto al placebo, e ogni volta i risultati dimostrano che non ne hanno.
Come è possibile testare queste cose in modo neutrale?
La prima cosa è capire che una singola esperienza non ha
valore universale; prima dobbiamo raccogliere molte persone nella stessa
condizione e vedere la percentuale di loro che trova aiuto nel rimedio
alternativo. Ad ogni modo, non è del tutto neutrale confrontare gli effetti del
trattamento alternativo con quelli di nessun trattamento, a causa
dell'interferenza della cosiddetta risposta placebo. Così, a metà del gruppo
sarà data una pillola di zucchero, inattiva, inefficace, detta placebo, e
all'altra metà verrà somministrato il trattamento vero. Molto importante,
nessuno dei partecipanti sa se è nel gruppo del trattamento o nel gruppo di
controllo. Ora, contrariamente alle accuse esagerate fatte dai new age, cioè
che gli scienziati siano sbilanciati, che facciano finta di non vedere
l'efficacia dei loro trattamenti, gli scienziati fanno un passo in più quando
conducono questi esperimenti, per rimuovere la possibilità che le loro
personali preferenze possano consapevolmente o inconsapevolmente viziare la
neutralità del test. La scienza cerca proprio di uscire dai pregiudizi che ne
derivano dalle esperienze individuali per entrare nella realtà di ciò che
funziona davvero. Quindi i test sono fatti in doppio cieco, il che significa
che non solo i pazienti non sanno a quale gruppo appartengono, ma nemmeno gli
scienziati lo sanno. Solo il computer che ha casualmente diviso i gruppi in due
sa chi è chi. Vediamo ora un'occhiata ai risultati: nel gruppo di controllo c'è
stato un miglioramento quantificabile, causato solamente dall'aspettativa di
migliorare per aver preso una pillola, o causato da una naturale variabilità
dei sintomi. Ci aspetteremo pure che circa lo stesso numero di soggetti del
gruppo trattamento sia migliorato per la stessa ragione, l'effetto placebo, anche
se nessuna delle affermazioni fatte dai terapeuti alternativi è vera. Il punto
è, nel gruppo sottoposto al trattamento reale è maggiore il numero di persone
che migliora? La risposta, un'altra volta ancora, è no. I risultati dei due
gruppi sono circa sempre gli stessi. Questi rimedi, al di là di quello che si
dice, sono efficaci quanto il placebo. La risposta dei seguaci della medicina
alternativa è dire qualcosa del tipo: be’, non sorprende che non li superino.
La scienza cerca sempre di spiegare qualcosa di bello prestabilito che però non
sempre è adatto. Questi rimedi non sono adatti al metodo basato sui fatti. Non
funzionano durante i test scientifici perché i test scientifici sono la maniera
sbagliata per verificarne l'efficacia. La lamentela che questo non si adatta al
modello scientifico si sente solo quando il rimedio non supera il test. Semmai
il test fosse stato superato, i paladini della medicina alternativa non
sarebbero stati così sbrigativi. Vi si sarebbero aggrappati e avrebbero gridato
fino ai cieli che la scienza ha approvato le loro affermazioni. I test
scientifici verrebbero riconosciuti immediatamente come validi.
Cosa significa comunque che non si adatta al metodo
oggettivo basato sui fatti? Viene seriamente dichiarato che i fatti e
l'oggettività non hanno nessun ruolo nel decidere se valga o meno la pena di
fare dei trattamenti. Come possono essere i fatti irrilevanti? Se utilizziamo
solo fatti soggettivi come possiamo decidere realisticamente quando qualcosa è efficace?
Una cosa funziona o non funziona e ci sono modi buoni e cattivi per vedere se
funziona o no. Modi sinceri e modi incerti, modi curiosi e modi inutili. L'omeopatia
è un rimedio molto popolare che pure non passa i test. La mancanza di un
sostegno reale, non di parte, per l'omeopatia, non dovrebbe sorprenderci. Essa
è stata inventata nel 18º secolo ed è basata sull'idea che il simile può essere
curato dal simile. I rimedi omeopatici consistono in soluzioni diluite di
sostanze che essere prese in dosi pesanti determinerebbero proprio il disturbo
di cui soffre il paziente. La logica dell’ omeopatia è che più la dose è
debole, più è efficace. A causa di ciò, i rimedi vengono solitamente diluiti a
tal punto che non si può trovare traccia dell'importante sostanza in questi. Ma
se non c'è nulla della sostanza vitale come può avere un qualche effetto? Da
ogni punto di vista che non sia quello della vera fede, questa è evidentemente
una nozione ridicola. Tuttavia l'effetto placebo e una scorretta comprensione
della variabilità talvolta possono farla apparire efficace ad alcune persone.
Nel caso dell'omeopatia, il fatto che i rimedi siano diluiti al punto da
diventare acqua pura rende difficile confrontarli con un placebo in attivo.
Anche il placebo inattivo, sicuramente, dovrebbe essere acqua. Ma ci sarebbero,
nell'acqua più pura, più molecole randagie di quelle desiderate in una dose
omeopatica. Qualsiasi omeopata che realmente creda nella propria teoria
dovrebbe lavorare di gran lena dall'alba al tramonto. Dopo tutto se i test in
doppio cieco fossero sempre e costantemente positivi, vincerebbe un Nobel non
solo per la medicina ma anche per la fisica. Avrebbe scoperto un principio
nuovo di zecca della fisica, forse una nuova forza fondamentale dell'universo.
Con una prospettiva del genere di sicuro gli omeopati dovrebbero saltare gli
uni sugli altri presi dall'ansia di essere i primi ad arrivare in laboratorio,
correndo come degli alternativi Watson e Creek per reclamare questo
scintillante incoronamento scientifico.
Ehm, in realtà no, non lo fanno. Può essere che non credono
nella propria teoria, dopo tutto?
Nel caso dell'agopuntura, è anche difficile costruire
validamente dei test in doppio cieco. Quando si tratta di infilare gli aghi in
una persona, non c'è un modo fasullo di somministrare il test al paziente di
controllo che non sia quello di posizionare aghi in punti che non corrispondono
ai punti meridiani stabiliti dai terapeuti. Il punto è che per inserire gli
aghi nei punti sbagliati bisogna sapere quali sono quelli giusti quindi essere
un terapeuta, quindi non rispettare l'imparzialità del doppio cieco. Alcuni
casi hanno in realtà ha dimostrato che la agopuntura è più efficace della
somministrazione del placebo. Tuttavia, in questi esempi, i pazienti soffrivano
di malattie conosciute come placebo reattive. Nessuna differenza viene trovata
quando i test sono su malattie placebo non reattive. Da questo si può dedurre
che il tentativo di test in doppio cieco non è efficace e che vi è una risposta
placebo alla vera agopuntura che è molto più forte di quella innescata dalla
somministrazione fasulla. Dato che essa è migliore del placebo solo quando la
malattia è placebo reattiva è lecito dire che la agopuntura è probabilmente un
puro placebo.
Un mio amico mi ha raccontato di una sua visita da un terapista di chinesiologia applicata. In
una seduta di chinesiologia, il paziente distende il proprio braccio in avanti
e lo spinge verso l'alto contro la mano del terapeuta, che a sua volta cerca di
spingerlo verso il basso. Poi il terapeuta seleziona una serie di cibi, e li
porge al paziente. A un certo punto, dopo aver preso una delle sostanze, il
paziente scopre di non essere in grado di far forza efficacemente contro il
braccio ed è quindi obbligato a cedere. Questo è il test. Dimenticando per un
momento quanto ridicolo possa sembrare, noi siamo invitati a leggerlo come la
dimostrazione di qualche tipo di intolleranza alimentare. Poi al paziente viene
consigliato di evitare quel cibo o ingrediente, al fine di curare o migliorare
la propria malattia. Ecco un esempio di test a doppio cieco sulla
chinesiologia: i chiropratici presentano, come esempio migliore, una
dimostrazione che credevano mostrasse che il corpo umano potesse rispondere
alla differenza tra glucosio, uno zucchero cattivo, e fruttosio, uno zucchero
buono. La differente risposta era una verità assoluta per i guaritori
alternativi, sebbene non ci fosse nessuna garanzia scientifica. i chiropratici
fecero sdraiare i volontari sulla schiena e fecero loro alzare un braccio in
verticale. Dopo misero una goccia di glucosio sulla lingua del volontario. Il
chiropratico poi, tentò di spingere il braccio del volontario verso il basso
mentre il volontario trovava a resistere. I chiropratici affermano che il
paziente aveva riconosciuto il glucosio come zucchero cattivo. Dopo che la
bocca del paziente venne sciacquata e dopo che fu posta una goccia di fruttosio
sulla sua lingua, e in quasi tutti i test, il paziente riusciva a resistere al
movimento verso l'abbassamento del braccio del chiropratico. Il corpo aveva
riconosciuto il fruttosio come zucchero buono. Successivamente un'infermiera
portò un gran numero di provette, ognuna delle quali era marcata con un numero
segreto, in modo che non si potesse sapere quali provette contenessero fruttosio
e quali glucosio. I test sul braccio vennero ripetuti, ma questa volta in
doppio cieco, né i chiropratici né i volontari e nemmeno gli osservatori
sapevano se la soluzione che veniva applicata sulla lingua del volontario fosse
glucosio o fruttosio. Come prima alcune volte i pazienti erano in grado di
resistere e altre no. Successivamente l'infermiera tornò con la chiave di
lettura dei codici. Non c'era nessuna connessione tra l'abilità di resistere e
il fatto che al volontario fosse stato dato lo zucchero buono o quello cattivo.
Quando furono annunciati i risultati, il chiropratico disse: vedete, è per questo
che non eseguiamo più test in doppio cieco, non funzionano mai! Come ho detto
prima, se può essere dimostrato senza dubbio e ripetutamente che un mezzo o una
medicina alternativa funzionano, allora cessano di essere alternativa e diventano
medicina.
La corteccia del
salice per esempio è un classico antidolorifico alternativo. Gli scienziati
videro che funzionava indubbiamente ripetutamente, così cercarono cosa c'era
nella corteccia del salice provocava
una diminuzione del dolore. Scoprirono nel 1838 ch era l'acido
salicilico della corteccia che serviva allo scopo. Una forma sintetizzata di
questo è l'acido acetilsalicilico, meglio conosciuto come aspirina. Medicina
ortodossa non significa altro che medicina di cui può essere dimostrata
sicuramente l'efficacia. Una difesa debolissima ma che riesce essere molto
affascinante della medicina alternativa è che usa dei principi che sono stati presenti
per lunghi periodi in culture che non siamo in grado di comprendere. Il fatto
che una medicina fosse presente centinaia di anni fa non è una prova della sua
efficacia. Un'occhiata alle zone sottosviluppate del mondo da cui provengono
queste medicine rivela culture che reclamano l'introduzione dell’efficace
medicina occidentale. Un ugandese che sta morendo di tubercolosi dovuta
all'AIDS non vuole essere curato con i rimedi naturali dei suoi avi; vuole una
siringa sterile piena di antibiotici, e dopo vuole partecipare al protocollo
delle 16 pillole al giorno che, nell'Occidente, gli darebbe qualche speranza
nel tenere sotto controllo l'AIDS. Nella sviluppata Cina, dove si potrebbe
immaginare che sia comune l'uso dell'agopuntura ed i rimedi del genere, solo il
18% delle persone fa uso di tali medicine tradizionali, nonostante siano
ampiamente disponibili. I rimedi tradizionali sono magnifici se vivete in
Occidente e avete bisogno di affrontare cose non più gravi di eruzioni cutanee,
intestino irritabile o attacchi d'ansia, e se avete una moderna farmacologia su
cui ripiegare le cose si complicano, ma sono inutili contro le malattie che
quotidianamente uccidono e menomano gli abitanti dei paesi da cui provengono
questi rimedi. Il paladino occidentale delle medicine alternative è colpevole
di una visione profondamente paternalistica dell'oriente se in modo credulone
si aggrappa all'idea di una tradizione di saggezza insita negli arcani rimedi
ancestrali.
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