Crisi economica globale, guerre, smarrimento, perdita di valori... in una parola caos! Non fa per me, a me piace l'ordine, la simmetria delle cose; ma soprattutto mi piace la verità, o almeno è quello che cerco.

martedì 15 gennaio 2013

Scienza e Relativismo


Negli anni 60, un antropologo chiamato Clifford Geertz segnò la strada verso la multiculturalità essendo il  primo e il principale studioso a parlare di culture tribali per quello che erano, invece che come curiosità esotiche e primitive. La chiave stava nel ritenere validi i valori di una cultura diversa né più né meno di quelli di un'altra, distaccandosi dalla sdegnosa filosofia coloniale. Nel tempo, mentre scivolavamo nel post modernismo, si sviluppò una sorta di feticismo perché si riteneva che tutta la realtà fosse relativa. La verità e gli ideali erano considerati come semplici prodotti del proprio sistema di valori, e suggerire che una convinzione fosse in qualche modo migliore o più valida di un'altra veniva bollato come fuori moda o melodrammatico; alla peggio fu trattato come un abuso simbolico. Questo  relativismo, estremo opposto al fondamentalismo ed efficace mezzo di promozione di ideologie pericolose prive di fondamento nel suo trascurare il valore dell'evidenza, tutti riccamente rivestiti da strati di linguaggio oscuri all'uomo, come se, un fraseggio perennemente impenetrabile fosse la prova necessaria di un pensiero superiore. La gran parte della letteratura sociologica sull'argomento considera il tutto come un asfissiante esercizio onanistico. Dal momento che tale isteria ermeneutica si è radicata nella nostra psiche, la scienza ha iniziato a crearsi una cattiva fama. Il sapere scientifico iniziò ad essere visto come un ulteriore esempio di insieme di valori soggettivi e personali, questa volta appartenente agli scienziati e quindi mero prodotto dei loro valori. La scienza fu ritenuta valida né più né meno delle credenze non scientifiche degli eccentrici sostenitori della corrente new age. E potrebbe non sembrarti sbagliato: di certo evidenziare che uno scienziato ha le sue convinzioni proprio come le ha un guaritore psichico, e che non si devono considerare valide le une e non valide le altre, sembra essere un approccio equo e illuminato. Allo stesso tempo, si potrebbe aggiungere che l'ateo è sicuramente tanto religioso quanto il cristiano, nel senso che ha adottato una serie di convinzioni alle quali scegliere di conformarsi rigorosamente. Sebbene possa essere una tentazione brillante fare questa rivendicazione, si tratta di un'affermazione assurda, tanto quanto è privo di logica dire che un cristiano è un tipo ateo. Avere un insieme di convinzioni sulla religione non è lo stesso che essere un vero credente. Che ne resta quindi dell'oggettività? Se la verità è relativa, cosa ne resta dell'oggettività? Non esiste altro al di fuori dei nostri valori e percezioni? Il muro che ho di fronte è sempre lì anche se non riesco a vederlo? C'è mai stato un muro? Benché possa sembrare un esercizio mentale affascinante per gli studiosi di filosofia, io forse sono ingenuamente felice di applicare il più utile schema mentale secondo il quale è molto probabile che il muro resti lì dov'è anche se io non riesco a vederlo, e agire di conseguenza (ossia non andandoci a sbattere). Parimenti, suppongo che la maggior parte dei teorici post moderni sia felice di accettare il fatto che la scienza abbia una qualche validità oggettiva in relazione al mondo reale quando prendono gli aerei che li portano alle loro conferenze. Ovviamente è molto più sensato, utile e preferibile considerare la percezione che hanno le persone di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, in tandem con i valori derivati dalla loro educazione e cultura. Allo stesso modo, ci sono naturalmente scienziati e atei che sbagliano proprio come qualsiasi altro essere umano e che pensano in modo pesantemente ottuso.

 

Ma prima di andare oltre ci sono alcune cose che dobbiamo tenere a mente: prima di tutto, è compito del credente fornire le prove di ciò che afferma, non è compito di chi non crede provare che il credente è in errore. Per tornare a Bertrand Russell, non posso provare in maniera certa che non ci sia una teiera in orbita attorno alla terra, e non dovrei sentirmi in dovere di farlo solo perché tu affermi che ce ne sia una. Se tu ci credi, e vuoi che anche io ci creda, sta a te dimostrarlo. E si dà il caso che io possa volere una prova migliore della tua semplice affermazione ci credo perché lo so nel profondo del mio cuore. Se non mi credi, prova a dimostrare qualsiasi negazione e vedrai che presto finirai per restare impantanato. Supponi io voglia farti credere che c'è un topo verde in casa mia. Sta a me scovarlo e mostrartelo; tu non saresti mai in grado di dimostrare che non si sia un topo verde da me. Potresti cercarlo e rivoltare casa mia ma potrebbe sempre nascondersi da qualche altra parte in cui non hai riguardato. Non puoi provare che non esiste. Sarai disposto a credere che il topo verde ci sia quando alla fine ne hai una prova inequivocabile, e non soltanto perché qualcuno ti dice che c'è; tuttavia non hai la mentalità così ristretta da presumere che non sia così o da andare a chiederne una prova evidente. Si tratta di sano scetticismo. Mostrami una prova oggettiva della tua straordinaria affermazione e io ci crederò.

 

In secondo luogo, il metodo scientifico viene frainteso. Quasi tutto il pensiero meta scientifico, new age, antiscientifico, funziona partendo da un'idea e raccogliendo soltanto le prove a suo favore. È la ricetta garantita per confermare qualsiasi convinzione, e spiega la ragione del perché la gente sia pronta a credere alle cose più assurde. Ora, la stessa accusa viene fatta alla scienza. Pensiamo al caso di un omeopata, felice del fatto che i suoi metodi alternativi funzionino molto bene, e della scienza che ignora i molti successi da lui ottenuti e rifiuta di accettare che funzioni. Gli scienziati, è fuori discussione, hanno il loro modo di vedere il mondo, e cercano di spiegare tutto nei loro termini. Forse uno scienziato ha il suo modo di vedere l’aromaterapia, e chi la pratica ha il suo proprio modo olistico. Nessuno può dire che la spiegazione scientifica sia quella giusta. Inoltre, la scienza deriva dal lavoro dei singoli scienziati, i quali sono mossi da ragioni di profitto, corruzione o da una visione limitata, quindi come possiamo considerare come verità oggettiva ciò che dicono? Non potrebbe darsi che qualsiasi cosa sostenga la scelta adesso venga confutata in qualche modo nel futuro? Quindi, l'unica cosa che uno scienziato sa per certo non è forse che eventualmente potrà essere smentito in futuro? Per quanto possa sembrarmi ragionevole, ciò dimostra una reale fraintendimento del metodo scientifico. Fino a poco tempo fa, mi piaceva parecchio la logica di queste ultime domande e credevo che l'unica risposta possibile fosse, sì. Ma anch'io sono stato ingenuo nel considerare il reale funzionamento della scienza. Come abbiamo visto tutti noi siamo inclini a credere felicemente alla gran parte delle cose. Possiamo convincerci di tutto quello che vogliamo. Se credo che la terra sia sferica ma mio figlio crede che sia piatta, chi può dire chi di noi ha ragione? La risposta è una sola: prove evidenti. Mentre il pensiero non scientifico parte da una premessa e poi ricerca gli elementi a favore, il pensiero scientifico cerca costantemente di smentirsi. È solo questa la differenza sostanziale. Uno scienziato fa un'affermazione: a causa b. Invece che analizzare tutti i casi in cui a causa b, cerca invece di smentire che ha causi b. Ma se dopo rigorosi tentativi di dimostrare a se stesso che ciò è errato, sembra invece appurato che a causi b, allora pubblicherà i suoi risultati. Spetta ai suoi pari e contro pari verificare le sue scoperte. Probabilmente vorranno fare i loro esperimenti, per vedere se riproducono gli stessi risultati o se smentiscono che a causi b. Se quello scienziato ha condotto esperimenti sbagliati, o se si dimostra che i suoi risultati sono errati, la sua reputazione ne verrà gravemente danneggiata. Questo è lo scopo. Qualche volta il tempo dimostra che qualcosa è mancato, oppure uno scienziato poco etico, affamato di notorietà potrebbe procurarsi i risultati affrettati a far pubblicare a terze parti interessate prima di divulgarli nella comunità scientifica affinché vengano ulteriormente verificati. Oppure uno scienziato cercherà solo di confermare le sue supposizioni. Con aspettative simili, è facile fare errori e creare una scienza negativa. Tuttavia considera il procedimento: sebbene sia possibile sollevare accuse di inevitabili, quanto occasionali parzialità, questo criticismo deve essere applicato almeno altrettanto duramente al campo dell'alternativo verso chi non è mosso dal desiderio di vedere le cose con obiettività. Per quanto si possa essere generosi, di certo possiamo dire che la parte non scientifica, con l'enfasi che attribuisce alla fede, all'intuizione, o ai sentimenti, è destinata a contenere un livello di parzialità inevitabile che dovrebbe farci pensare due volte prima di scagliare quell’ accusa contro la comunità scientifica. Lo scopo della sperimentazione scientifica è quello di uscire dalla testa dello scienziato, con i suoi pregiudizi e valori, e vedere cosa sembra accadere nel mondo, con un certo margine di attendibilità, a prescindere dalle convinzioni o ideologie personali. Il metodo scientifico è l'antitesi del concetto di relatività secondo cui tutto dipende dai valori personali, o che il sapere scientifico equivale a qualsiasi altro sistema di convenzioni. Ecco qui un altro modo di considerarlo. La scienza è insolita nel suo essere  cumulativa. È un sistema che si costruisce nel tempo, nel quale vengono trattenute le informazioni utili, e scartate invece le idee che semplicemente non stanno in piedi, ed è basato sulla conferma delle conoscenze acquisite per mezzo di esperimenti. La scienza, come la tecnologia, è intrinsecamente progressiva e per definizione rappresenta il modello che può essere dimostrato funzionare meglio. Se qualcosa funziona, diventa scienza. Se si dimostra in modo attendibile che una parte della medicina alternativa funziona, allora cessa di essere alternativa. Diventa semplicemente medicina. È fondamentale capire tutto questo dal momento che viviamo in un periodo in cui aspetti fuorvianti del pensiero relativista sono presenti ancora attorno a noi e storie allarmanti, prive di fondamento scientifico, di frequente vengono riportate dai media. Gli scienziati sono dipinti come tirapiedi di grandi e malvagie aziende. E visto che il pensiero scientifico viene sommerso con troppa facilità dalle ondate del sentimento comune mosso da una cattiva informazione, spesso ci dimentichiamo l'importanza dei fatti basati su prove concrete (vaccini che fanno diventare autistici, vaccini che fanno ammalare, epidemie nascoste dai governi… chi più ne ha più ne metta).

Un po' di pazienza e arriveremo dunque. È questa incomprensione e mancanza di fascino della scienza a tormentarmi. L’illuminismo portò con sé l'ottimismo nei confronti della scienza cosa che ora è stata sostituita da una certa dose di paura. Ora siamo preoccupati del fatto che la scienza si stia insinuando in ambiti che non le competono, e ascoltiamo scienziati e leader religiosi discutere in televisione su cui controversi sviluppi del progresso. Benché più felici e sani che in passato, non abbiamo più lo spirito per le sperimentazioni e la curiosità. La diffusione del principio preventivo, usato dai verdi e predominante nella stampa, è un chiaro esempio di questa preoccupazione. È un'argomentazione utile per evitare che vengano messi in atto nuove politiche che gli ambientalisti sento non potrebbero essere dannose per l'ambiente molto spesso viene usata contro la questione controversa dell'agricoltura OGM. Il principio, malgrado sia difficile da afferrare, fondamentalmente afferma che se c'è anche solo un minimo rischi di pericolo nella implementazione di una nuova politica, allora quella politica dovrebbe essere stralciata. Meglio prevenire che curare. Sebbene questo tendenzialmente sia un ragionamento sensato dimentichiamo che tutto ciò che accade presenta sempre un certo margine di rischio. 

Questa è la domanda posta al direttore di Greenpeace nelle 1999 da una commissione scelta della house of Lords, in riferimento alle culture odierne:

domanda: la sua opposizione alle culture ogm, assoluta e definitiva, non potrà essere modificata in base ai risultati di nuove ricerche scientifiche?

Risposta: la mia è un'opposizione permanente e definitiva!

Una tale logica è priva della curiosità vitale per il progresso scientifico. Spesso può essere molto pericolosa.

 

Rachel Carson nel 1962 scrisse il famoso “primavera silenziosa”, dove espose i pericoli per l'ambiente dovuti all'uso del D.D.T. Affermava che fosse la causa del cancro al fegato e offriva prove aneddotiche di altri danni alla salute. Seguirono negli anni successivi un indottrinamento informale sui mali provocati dall'uso dei pesticidi. Naturalmente, il D.D.T. era il grande maligno per eccellenza, a confronto del quale tutti gli altri pesticidi nocivi erano quasi innocui. Fui sorpreso nel venire a conoscenza del fatto che non siano mai stati ripetuti dei test per dimostrare che il D.D.T. danneggiasse la salute degli esseri umani. Tuttavia, il D.D.T. è un mezzo meravigliosamente efficace per prevenire la diffusione della malaria. Tra il 1940 al 1970, il D.D.T. evitò circa 50 milioni di morti a causa della febbre malarica. Nelle 1963, ci furono 17 casi di malaria in Sri Lanka. Nel 1968, dopo che il D.D.T. fu messo al bando, ne furono registrati più di 1 milione. Tutt'oggi ci sono circa 1 milione di decessi all'anno causati dalla malaria. Una reazione esagerata, precauzioni superficiali e scelte politiche insensate sono responsabili di questo ingente numero di decessi. Per dirla tutta, la messa al bando totale sarebbe stata una vittoria per la coscienza del mondo ricco, invocata senza alcun rispetto dei fatti e soprattutto a spesa delle vite dei poveri senza voce. La facile relazione tra gruppi antiscientifici e media è uno strumento potente per diffondere la preoccupazione. Nel 1998 si diffusero storie dal titolo sconvolgente riguardo al possibile legame tra il vaccino trivalente nello sviluppo dell'autismo. Il vaccino MMR è vitale per la prevenzione e epidemica di queste tre malattie, e la rosolia è la più grave delle tre. Sulla base di questi articoli di giornale un enorme numero di genitori rifiutò di permettere che ai loro bambini venisse inoculato il vaccino, perché non volevano correre il rischio. In effetti, la storia non era altro che l'ennesimo tentativo dei media di pascersi di strazianti racconti a sfondo scientifico, spinti a usare toni sensazionalistici dalla pressione di un gruppo avverso alla vaccinazione e al loro desiderio naturale di far aumentare la tiratura del giornale. La storia dell'orrore proviene da un unico pediatra che aveva visitato 12 bambini autistici con problemi intestinali e che ipotizzò che l'autismo di otto di loro potesse avere qualche connessione con il virus della rosolia presente nel vaccino MMR. In verità, quando il possibile collegamento con l'autismo fu in  seguito testato in tutto il mondo, su milioni di bambini, si rivelò del tutto infondato. Non c'era nessun collegamento, nessuna prova a sostegno dell'ipotesi sollevata da quell'unico pediatra, e fu anche evidenziato che il notevole aumento di casi di autismo avvenne prima dell'introduzione del vaccino. Il pediatra, che si scoprì essere stato messo sotto pressione da un gruppo desideroso di trovare collegamento tra il vaccino e l'autismo, è tuttora sotto inchiesta. Questa parte però non è una storia accattivante per i media, e quindi un largo numero di persone prese una decisione pericolosa e comprensibilmente cautelativa all'eccesso perché il seme della paura era stato piantato in modo irresponsabile dentro di loro. Le informazioni martellanti dei media non dicevano che i test pubblicizzati fossero su piccola scala, inconcludenti, preliminari e inficiati dalla mera supposizione, come i principali pediatri ed esperti di vaccinazioni infantili stanno ora cercando di chiarire nel tentativo di impedire ai media di sollevare ulteriori dubbi al riguardo. Ora siamo nella pericolosa situazione in cui tutti bambini sono a rischio a causa del conseguente calo di numero delle vaccinazioni ben al di sotto del livello di guardia necessario per proteggere largamente la popolazione. In una lettera aperta del 2006 in seguito a un massiccio aumento di decessi infantili a causa della rosolia, gli esperti dissero, a meno che questa tendenza non venga presto invertita, e ai bambini inoculato il vaccino, ci saranno nuovi focolari e nuove morti innocenti. Sono più che felice di ammettere che non progrediamo o miglioriamo necessariamente come genere umano di pari passo con i salti e balzi in avanti della scienza e del sapere. Questa idea deriva dall'umanesimo, attraversò l'illuminismo e può essere sbagliatissima. La nostra tendenza ad abusare e sfruttare le conoscenze che abbiamo per scopi malvagi naturalmente necessita di un sistema nel quale devono avvenire verifiche e controlli perché la tecnologia galoppa ben oltre la nostra moralità. Ovviamente dovremmo essere preoccupati. Tuttavia, con il prevalere del sensazionalismo mediatico e della coscienza del mondo ricco, molti dei lapalissiani fatti ed esperimenti scientifici sono stati accolti con sfavore o semplicemente ignorati. E un'area di retorica fortemente non scientifica consiste proprio nella fede nel soprannaturale e nella medicina alternativa, dove, lo ripeto, la persistente quanto esigua voce della ragione viene spesso vista come qualcosa di negativo o irrilevante. Visto il mio studio e i miei interessi, passati e presenti, mi hanno avvicinato a queste aree, vi daremo un'occhiata ora.

 

Se una persona ha ricevuto qualche rimedio omeopatico o alternativo per un problema e ora si sente meglio, così a una seduta con un guaritore psichico e dopo si sente soddisfatta, allora potremmo sostenere che va tutto bene e che non c'è ragione di ridimensionare l'azione della terapia. Dovremmo negare a queste persone il loro conforto? Personalmente, non ho alcun desiderio di privarle della felicità e della soddisfazione che derivano da simili interventi, a meno che la questione non mi condizioni in qualche modo o che la cosa non conduca ad un pericoloso fondamentalismo.

David Hume,  filosofo nel 18º secolo, giunse a una massima molto importante riguardo alle rivendicazioni metascientifiche: nessun testimone è sufficiente per stabilire un miracolo a meno che il testimone non sia di un genere tale per cui la sua stessa falsità sarebbe più miracolosa del fatto che si vuole stabilire. In altre parole, è più facile che sbagli la persona che fa un'affermazione straordinaria, o che l'affermazione straordinaria sia vera? Le due possibilità vanno ponderate. Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Questo è fondamentale. Ciò che invece tende ad accadere è che affermazioni straordinarie portano a convinzioni straordinarie. Siamo inclini a pensare che la profondità della nostra esperienza personale e la cosa straordinaria in questione,  sia esso Dio o un cristallo curativo, è prova della veridicità dell’affermazione. Non lo è davvero; è solo la prova di quanto siamo pronti a credere a qualcosa senza bisogno di averne le prove. In questa comprensione c'è anche il fatto che se credi  in qualcosa di straordinario, non puoi insistere affinché siano gli altri a dimostrare che tu hai torto. Poniamo di nuovo al problema di dimostrare qualcosa di negativo. Supponiamo, per esempio, che un uomo adulto sostenga l'esistenza di babbo Natale. Non spetta agli altri dimostrare che non è così, e stabilire che esiste o meno. Farebbe meglio ad avere prove straordinarie a supporto della sua straordinaria affermazione. Mettendola in altri termini, ciò che può essere affermato senza alcuna prova, può anche essere smentito senza bisogno di prove.

 

 E ci sarebbe ancora da parlare del pregiudizio, e della sua conferma(tendiamo a fare domande che confermano le nostre ipotesi). Estremo fin troppo comune di questo tipo di pregiudizio è il ragionamento circolare. Si tratta della fallacità del vero credente. Il vero credente è imperturbabile davanti alla prova concreta perché semplicemente ignora tutto quello che non si sposa con il suo sistema di convinzioni. Al contrario, nota ogni elemento affine a favore delle sue convinzioni, e inevitabilmente finisce con sostenere queste convinzioni a un livello molto profondo. Possono diventare parte integrante della sua identità. È questo aspetto che accomuna il  sensitivo, il cinico e l'ottuso. È qualcosa che si riscontra molto di frequente.

Perché credi nella Bibbia? Perché è la parola di Dio.

E perché credi in Dio? Per via di ciò che sta scritto nella Bibbia.

Il fatto è che è difficilissimo, e devi essere fortemente coraggioso, per superare la circolarità delle ideologie. Ma il solo fatto che la nostra identità è legata a doppio filo con ciò cui crediamo, non rende in nessun modo quella convinzione corretta.

Su Internet si trovano centinaia di aneddoti al riguardo:

 

una persona che mette in cristalli nei vasi delle piante per farle crescere meglio; chiunque dica con facilità questo genere di cose in pubblico deve essere pronto a venire deriso al di fuori della cerchia dei veri credenti. Non sarebbe stato frutto di semplice curiosità posizionare un paio di vasi con la stessa pianta vicino alle altre, alla stessa finestra, innaffiarle contemporaneamente, mettendo però in cristalli solo in una; e se vi fosse una grossa differenza allora magari ripetere l'esperimento qualche altra volta per vedere se si ottiene lo stesso risultato? Ma naturalmente di solito non succede. Nessun membro della comunità metascientifica vuole verificare le cose. Per fortuna gli scienziati non chiudono gli occhi davanti a queste cose, loro vogliono verificare pienamente se funzionano, così elaborano test per dimostrare se la teoria che c'è dietro è ciò che rende possibile il trucco. Fanno le prove su un ampio numero di persone, in modo da eliminare qualsiasi pregiudizio. Forse non a sorpresa i risultati che emergono mostrano che non sono mai gli elementi mistici (oli, cristalli, energia di guarigione) a rendere possibile il trucco. Tuttavia, per infarcire i racconti, i giornali, le esperienze delle persone, gli elementi mistici sono molto più suggestivi e attraenti del dato reale. Prove concrete che i fatti reali sono tralasciati come  irrilevanti quando si tratta di olismo. La scienza, viene messa da parte in quanto occidentale e irrilevante, eppure viene chiamata in causa quando può essere estrapolata dal contesto per avvalorare qualche rivendicazione. Usare un linguaggio scientifico non attribuisce alla cosa in questione il valore di dato scientifico. È una disgrazia essere malati, e accettiamo felicemente assurde offerte di rimedi di cui in altri casi rideremmo. Ormai uno non può camminare per strada e starnutire senza che un centinaio di polsi frughino  nelle tasche dei cappotti e delle borse per pescare qualche perla di echinacea o erbe simili ( a proposito, il popolare rimedio per il raffreddore, l’echinacea, è stato sottoposto al test indipendenti per vedere se avesse qualche effetto superiore  a quelli di un placebo. Non ne ha). Probabilmente è perché noi viviamo in un mondo dove tutto è comodo, che tendiamo ad immaginare che qualcosa è andato male se siamo occasionalmente ammalati. Il linguaggio delle medicine alternative fa corrispondere benessere con tutto ciò che è naturale e buono, come se il nostro stato normale fosse uno stato di buona salute. Naturalmente, ciò non è realmente vero. La natura non è quel posto idilliaco  e mite ritratto nelle confezioni dei bagni schiuma. La natura è un posto feroce e di cieca crudeltà anche se è capace di offrire spettacoli di rara bellezza. E la nostra salute viene e va. Quando un dottore ci guarisce, non ci sta riportando al nostro stato naturale, sta semplicemente rendendo la nostra vita comoda per un attimo.

 

Il continuo se vi va domani…..

Nessun commento:

Posta un commento