Negli anni 60, un antropologo chiamato Clifford Geertz segnò
la strada verso la multiculturalità essendo il
primo e il principale studioso a parlare di culture tribali per quello
che erano, invece che come curiosità esotiche e primitive. La chiave stava nel
ritenere validi i valori di una cultura diversa né più né meno di quelli di
un'altra, distaccandosi dalla sdegnosa filosofia coloniale. Nel tempo, mentre
scivolavamo nel post modernismo, si sviluppò una sorta di feticismo perché si
riteneva che tutta la realtà fosse relativa. La verità e gli ideali erano considerati
come semplici prodotti del proprio sistema di valori, e suggerire che una
convinzione fosse in qualche modo migliore o più valida di un'altra veniva
bollato come fuori moda o melodrammatico; alla peggio fu trattato come un abuso
simbolico. Questo relativismo, estremo
opposto al fondamentalismo ed efficace mezzo di promozione di ideologie
pericolose prive di fondamento nel suo trascurare il valore dell'evidenza,
tutti riccamente rivestiti da strati di linguaggio oscuri all'uomo, come se, un
fraseggio perennemente impenetrabile fosse la prova necessaria di un pensiero
superiore. La gran parte della letteratura sociologica sull'argomento considera
il tutto come un asfissiante esercizio onanistico. Dal momento che tale isteria
ermeneutica si è radicata nella nostra psiche, la scienza ha iniziato a crearsi
una cattiva fama. Il sapere scientifico iniziò ad essere visto come un
ulteriore esempio di insieme di valori soggettivi e personali, questa volta
appartenente agli scienziati e quindi mero prodotto dei loro valori. La scienza
fu ritenuta valida né più né meno delle credenze non scientifiche degli
eccentrici sostenitori della corrente new age. E potrebbe non sembrarti
sbagliato: di certo evidenziare che uno scienziato ha le sue convinzioni proprio
come le ha un guaritore psichico, e che non si devono considerare valide le une
e non valide le altre, sembra essere un approccio equo e illuminato. Allo
stesso tempo, si potrebbe aggiungere che l'ateo è sicuramente tanto religioso
quanto il cristiano, nel senso che ha adottato una serie di convinzioni alle
quali scegliere di conformarsi rigorosamente. Sebbene possa essere una
tentazione brillante fare questa rivendicazione, si tratta di un'affermazione
assurda, tanto quanto è privo di logica dire che un cristiano è un tipo ateo.
Avere un insieme di convinzioni sulla religione non è lo stesso che essere un
vero credente. Che ne resta quindi dell'oggettività? Se la verità è relativa,
cosa ne resta dell'oggettività? Non esiste altro al di fuori dei nostri valori
e percezioni? Il muro che ho di fronte è sempre lì anche se non riesco a
vederlo? C'è mai stato un muro? Benché possa sembrare un esercizio mentale
affascinante per gli studiosi di filosofia, io forse sono ingenuamente felice
di applicare il più utile schema mentale secondo il quale è molto probabile che
il muro resti lì dov'è anche se io non riesco a vederlo, e agire di conseguenza
(ossia non andandoci a sbattere). Parimenti, suppongo che la maggior parte dei
teorici post moderni sia felice di accettare il fatto che la scienza abbia una
qualche validità oggettiva in relazione al mondo reale quando prendono gli
aerei che li portano alle loro conferenze. Ovviamente è molto più sensato,
utile e preferibile considerare la percezione che hanno le persone di ciò che è
giusto e di ciò che è sbagliato, in tandem con i valori derivati dalla loro
educazione e cultura. Allo stesso modo, ci sono naturalmente scienziati e atei
che sbagliano proprio come qualsiasi altro essere umano e che pensano in modo
pesantemente ottuso.
Ma prima di andare oltre ci sono alcune cose che dobbiamo
tenere a mente: prima di tutto, è compito del credente fornire le prove di ciò
che afferma, non è compito di chi non crede provare che il credente è in
errore. Per tornare a Bertrand Russell, non posso provare in maniera certa che
non ci sia una teiera in orbita attorno alla terra, e non dovrei sentirmi in
dovere di farlo solo perché tu affermi che ce ne sia una. Se tu ci credi, e
vuoi che anche io ci creda, sta a te dimostrarlo. E si dà il caso che io possa
volere una prova migliore della tua semplice affermazione ci credo perché lo so
nel profondo del mio cuore. Se non mi credi, prova a dimostrare qualsiasi
negazione e vedrai che presto finirai per restare impantanato. Supponi io
voglia farti credere che c'è un topo verde in casa mia. Sta a me scovarlo e
mostrartelo; tu non saresti mai in grado di dimostrare che non si sia un topo
verde da me. Potresti cercarlo e rivoltare casa mia ma potrebbe sempre
nascondersi da qualche altra parte in cui non hai riguardato. Non puoi provare
che non esiste. Sarai disposto a credere che il topo verde ci sia quando alla
fine ne hai una prova inequivocabile, e non soltanto perché qualcuno ti dice
che c'è; tuttavia non hai la mentalità così ristretta da presumere che non sia
così o da andare a chiederne una prova evidente. Si tratta di sano scetticismo.
Mostrami una prova oggettiva della tua straordinaria affermazione e io ci
crederò.
In secondo luogo, il metodo scientifico viene frainteso.
Quasi tutto il pensiero meta scientifico, new age, antiscientifico, funziona
partendo da un'idea e raccogliendo soltanto le prove a suo favore. È la ricetta
garantita per confermare qualsiasi convinzione, e spiega la ragione del perché
la gente sia pronta a credere alle cose più assurde. Ora, la stessa accusa
viene fatta alla scienza. Pensiamo al caso di un omeopata, felice del fatto che
i suoi metodi alternativi funzionino molto bene, e della scienza che ignora i
molti successi da lui ottenuti e rifiuta di accettare che funzioni. Gli scienziati,
è fuori discussione, hanno il loro modo di vedere il mondo, e cercano di
spiegare tutto nei loro termini. Forse uno scienziato ha il suo modo di vedere
l’aromaterapia, e chi la pratica ha il suo proprio modo olistico. Nessuno può
dire che la spiegazione scientifica sia quella giusta. Inoltre, la scienza
deriva dal lavoro dei singoli scienziati, i quali sono mossi da ragioni di
profitto, corruzione o da una visione limitata, quindi come possiamo
considerare come verità oggettiva ciò che dicono? Non potrebbe darsi che
qualsiasi cosa sostenga la scelta adesso venga confutata in qualche modo nel
futuro? Quindi, l'unica cosa che uno scienziato sa per certo non è forse che
eventualmente potrà essere smentito in futuro? Per quanto possa sembrarmi
ragionevole, ciò dimostra una reale fraintendimento del metodo scientifico.
Fino a poco tempo fa, mi piaceva parecchio la logica di queste ultime domande e
credevo che l'unica risposta possibile fosse, sì. Ma anch'io sono stato ingenuo
nel considerare il reale funzionamento della scienza. Come abbiamo visto tutti
noi siamo inclini a credere felicemente alla gran parte delle cose. Possiamo
convincerci di tutto quello che vogliamo. Se credo che la terra sia sferica ma
mio figlio crede che sia piatta, chi può dire chi di noi ha ragione? La
risposta è una sola: prove evidenti. Mentre il pensiero non scientifico parte
da una premessa e poi ricerca gli elementi a favore, il pensiero scientifico
cerca costantemente di smentirsi. È solo questa la differenza sostanziale. Uno
scienziato fa un'affermazione: a causa b. Invece che analizzare tutti i casi in
cui a causa b, cerca invece di smentire che ha causi b. Ma se dopo rigorosi
tentativi di dimostrare a se stesso che ciò è errato, sembra invece appurato
che a causi b, allora pubblicherà i suoi risultati. Spetta ai suoi pari e
contro pari verificare le sue scoperte. Probabilmente vorranno fare i loro
esperimenti, per vedere se riproducono gli stessi risultati o se smentiscono
che a causi b. Se quello scienziato ha condotto esperimenti sbagliati, o se si
dimostra che i suoi risultati sono errati, la sua reputazione ne verrà
gravemente danneggiata. Questo è lo scopo. Qualche volta il tempo dimostra che
qualcosa è mancato, oppure uno scienziato poco etico, affamato di notorietà
potrebbe procurarsi i risultati affrettati a far pubblicare a terze parti
interessate prima di divulgarli nella comunità scientifica affinché vengano
ulteriormente verificati. Oppure uno scienziato cercherà solo di confermare le
sue supposizioni. Con aspettative simili, è facile fare errori e creare una
scienza negativa. Tuttavia considera il procedimento: sebbene sia possibile
sollevare accuse di inevitabili, quanto occasionali parzialità, questo
criticismo deve essere applicato almeno altrettanto duramente al campo
dell'alternativo verso chi non è mosso dal desiderio di vedere le cose con
obiettività. Per quanto si possa essere generosi, di certo possiamo dire che la
parte non scientifica, con l'enfasi che attribuisce alla fede, all'intuizione,
o ai sentimenti, è destinata a contenere un livello di parzialità inevitabile
che dovrebbe farci pensare due volte prima di scagliare quell’ accusa contro la
comunità scientifica. Lo scopo della sperimentazione scientifica è quello di
uscire dalla testa dello scienziato, con i suoi pregiudizi e valori, e vedere
cosa sembra accadere nel mondo, con un certo margine di attendibilità, a
prescindere dalle convinzioni o ideologie personali. Il metodo scientifico è
l'antitesi del concetto di relatività secondo cui tutto dipende dai valori
personali, o che il sapere scientifico equivale a qualsiasi altro sistema di
convenzioni. Ecco qui un altro modo di considerarlo. La scienza è insolita nel
suo essere cumulativa. È un sistema che
si costruisce nel tempo, nel quale vengono trattenute le informazioni utili, e
scartate invece le idee che semplicemente non stanno in piedi, ed è basato
sulla conferma delle conoscenze acquisite per mezzo di esperimenti. La scienza,
come la tecnologia, è intrinsecamente progressiva e per definizione rappresenta
il modello che può essere dimostrato funzionare meglio. Se qualcosa funziona,
diventa scienza. Se si dimostra in modo attendibile che una parte della
medicina alternativa funziona, allora cessa di essere alternativa. Diventa
semplicemente medicina. È fondamentale capire tutto questo dal momento che
viviamo in un periodo in cui aspetti fuorvianti del pensiero relativista sono
presenti ancora attorno a noi e storie allarmanti, prive di fondamento
scientifico, di frequente vengono riportate dai media. Gli scienziati sono
dipinti come tirapiedi di grandi e malvagie aziende. E visto che il pensiero
scientifico viene sommerso con troppa facilità dalle ondate del sentimento
comune mosso da una cattiva informazione, spesso ci dimentichiamo l'importanza
dei fatti basati su prove concrete (vaccini che fanno diventare autistici,
vaccini che fanno ammalare, epidemie nascoste dai governi… chi più ne ha più ne
metta).
Un po' di pazienza e arriveremo dunque. È questa
incomprensione e mancanza di fascino della scienza a tormentarmi. L’illuminismo
portò con sé l'ottimismo nei confronti della scienza cosa che ora è stata
sostituita da una certa dose di paura. Ora siamo preoccupati del fatto che la
scienza si stia insinuando in ambiti che non le competono, e ascoltiamo scienziati
e leader religiosi discutere in televisione su cui controversi sviluppi del
progresso. Benché più felici e sani che in passato, non abbiamo più lo spirito
per le sperimentazioni e la curiosità. La diffusione del principio preventivo,
usato dai verdi e predominante nella stampa, è un chiaro esempio di questa
preoccupazione. È un'argomentazione utile per evitare che vengano messi in atto
nuove politiche che gli ambientalisti sento non potrebbero essere dannose per
l'ambiente molto spesso viene usata contro la questione controversa dell'agricoltura
OGM. Il principio, malgrado sia difficile da afferrare, fondamentalmente
afferma che se c'è anche solo un minimo rischi di pericolo nella
implementazione di una nuova politica, allora quella politica dovrebbe essere
stralciata. Meglio prevenire che curare. Sebbene questo tendenzialmente sia un
ragionamento sensato dimentichiamo che tutto ciò che accade presenta sempre un
certo margine di rischio.
Questa è la domanda posta al direttore di Greenpeace nelle 1999
da una commissione scelta della house of Lords, in riferimento alle culture
odierne:
domanda: la sua opposizione alle culture ogm, assoluta e
definitiva, non potrà essere modificata in base ai risultati di nuove ricerche
scientifiche?
Risposta: la mia è un'opposizione permanente e definitiva!
Una tale logica è priva della curiosità vitale per il
progresso scientifico. Spesso può essere molto pericolosa.
Rachel Carson nel 1962 scrisse il famoso “primavera
silenziosa”, dove espose i pericoli per l'ambiente dovuti all'uso del D.D.T.
Affermava che fosse la causa del cancro al fegato e offriva prove aneddotiche
di altri danni alla salute. Seguirono negli anni successivi un indottrinamento
informale sui mali provocati dall'uso dei pesticidi. Naturalmente, il D.D.T.
era il grande maligno per eccellenza, a confronto del quale tutti gli altri
pesticidi nocivi erano quasi innocui. Fui sorpreso nel venire a conoscenza del
fatto che non siano mai stati ripetuti dei test per dimostrare che il D.D.T.
danneggiasse la salute degli esseri umani. Tuttavia, il D.D.T. è un mezzo
meravigliosamente efficace per prevenire la diffusione della malaria. Tra il
1940 al 1970, il D.D.T. evitò circa 50 milioni di morti a causa della febbre
malarica. Nelle 1963, ci furono 17 casi di malaria in Sri Lanka. Nel 1968, dopo
che il D.D.T. fu messo al bando, ne furono registrati più di 1 milione. Tutt'oggi
ci sono circa 1 milione di decessi all'anno causati dalla malaria. Una reazione
esagerata, precauzioni superficiali e scelte politiche insensate sono
responsabili di questo ingente numero di decessi. Per dirla tutta, la messa al
bando totale sarebbe stata una vittoria per la coscienza del mondo ricco,
invocata senza alcun rispetto dei fatti e soprattutto a spesa delle vite dei
poveri senza voce. La facile relazione tra gruppi antiscientifici e media è uno
strumento potente per diffondere la preoccupazione. Nel 1998 si diffusero
storie dal titolo sconvolgente riguardo al possibile legame tra il vaccino
trivalente nello sviluppo dell'autismo. Il vaccino MMR è vitale per la
prevenzione e epidemica di queste tre malattie, e la rosolia è la più grave
delle tre. Sulla base di questi articoli di giornale un enorme numero di
genitori rifiutò di permettere che ai loro bambini venisse inoculato il
vaccino, perché non volevano correre il rischio. In effetti, la storia non era
altro che l'ennesimo tentativo dei media di pascersi di strazianti racconti a
sfondo scientifico, spinti a usare toni sensazionalistici dalla pressione di un
gruppo avverso alla vaccinazione e al loro desiderio naturale di far aumentare
la tiratura del giornale. La storia dell'orrore proviene da un unico pediatra
che aveva visitato 12 bambini autistici con problemi intestinali e che ipotizzò
che l'autismo di otto di loro potesse avere qualche connessione con il virus
della rosolia presente nel vaccino MMR. In verità, quando il possibile
collegamento con l'autismo fu in seguito
testato in tutto il mondo, su milioni di bambini, si rivelò del tutto
infondato. Non c'era nessun collegamento, nessuna prova a sostegno dell'ipotesi
sollevata da quell'unico pediatra, e fu anche evidenziato che il notevole
aumento di casi di autismo avvenne prima dell'introduzione del vaccino. Il
pediatra, che si scoprì essere stato messo sotto pressione da un gruppo
desideroso di trovare collegamento tra il vaccino e l'autismo, è tuttora sotto
inchiesta. Questa parte però non è una storia accattivante per i media, e
quindi un largo numero di persone prese una decisione pericolosa e
comprensibilmente cautelativa all'eccesso perché il seme della paura era stato
piantato in modo irresponsabile dentro di loro. Le informazioni martellanti dei
media non dicevano che i test pubblicizzati fossero su piccola scala,
inconcludenti, preliminari e inficiati dalla mera supposizione, come i principali
pediatri ed esperti di vaccinazioni infantili stanno ora cercando di chiarire
nel tentativo di impedire ai media di sollevare ulteriori dubbi al riguardo.
Ora siamo nella pericolosa situazione in cui tutti bambini sono a rischio a
causa del conseguente calo di numero delle vaccinazioni ben al di sotto del
livello di guardia necessario per proteggere largamente la popolazione. In una
lettera aperta del 2006 in seguito a un massiccio aumento di decessi infantili
a causa della rosolia, gli esperti dissero, a meno che questa tendenza non
venga presto invertita, e ai bambini inoculato il vaccino, ci saranno nuovi
focolari e nuove morti innocenti. Sono più che felice di ammettere che non
progrediamo o miglioriamo necessariamente come genere umano di pari passo con i
salti e balzi in avanti della scienza e del sapere. Questa idea deriva
dall'umanesimo, attraversò l'illuminismo e può essere sbagliatissima. La nostra
tendenza ad abusare e sfruttare le conoscenze che abbiamo per scopi malvagi
naturalmente necessita di un sistema nel quale devono avvenire verifiche e
controlli perché la tecnologia galoppa ben oltre la nostra moralità. Ovviamente
dovremmo essere preoccupati. Tuttavia, con il prevalere del sensazionalismo
mediatico e della coscienza del mondo ricco, molti dei lapalissiani fatti ed
esperimenti scientifici sono stati accolti con sfavore o semplicemente
ignorati. E un'area di retorica fortemente non scientifica consiste proprio
nella fede nel soprannaturale e nella medicina alternativa, dove, lo ripeto, la
persistente quanto esigua voce della ragione viene spesso vista come qualcosa
di negativo o irrilevante. Visto il mio studio e i miei interessi, passati e
presenti, mi hanno avvicinato a queste aree, vi daremo un'occhiata ora.
Se una persona ha ricevuto qualche rimedio omeopatico o
alternativo per un problema e ora si sente meglio, così a una seduta con un
guaritore psichico e dopo si sente soddisfatta, allora potremmo sostenere che
va tutto bene e che non c'è ragione di ridimensionare l'azione della terapia.
Dovremmo negare a queste persone il loro conforto? Personalmente, non ho alcun
desiderio di privarle della felicità e della soddisfazione che derivano da
simili interventi, a meno che la questione non mi condizioni in qualche modo o
che la cosa non conduca ad un pericoloso fondamentalismo.
David Hume, filosofo
nel 18º secolo, giunse a una massima molto importante riguardo alle
rivendicazioni metascientifiche: nessun testimone è sufficiente per stabilire
un miracolo a meno che il testimone non sia di un genere tale per cui la sua
stessa falsità sarebbe più miracolosa del fatto che si vuole stabilire. In
altre parole, è più facile che sbagli la persona che fa un'affermazione
straordinaria, o che l'affermazione straordinaria sia vera? Le due possibilità
vanno ponderate. Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie.
Questo è fondamentale. Ciò che invece tende ad accadere è che affermazioni
straordinarie portano a convinzioni straordinarie. Siamo inclini a pensare che
la profondità della nostra esperienza personale e la cosa straordinaria in
questione, sia esso Dio o un cristallo
curativo, è prova della veridicità dell’affermazione. Non lo è davvero; è solo
la prova di quanto siamo pronti a credere a qualcosa senza bisogno di averne le
prove. In questa comprensione c'è anche il fatto che se credi in qualcosa di straordinario, non puoi
insistere affinché siano gli altri a dimostrare che tu hai torto. Poniamo di
nuovo al problema di dimostrare qualcosa di negativo. Supponiamo, per esempio,
che un uomo adulto sostenga l'esistenza di babbo Natale. Non spetta agli altri
dimostrare che non è così, e stabilire che esiste o meno. Farebbe meglio ad
avere prove straordinarie a supporto della sua straordinaria affermazione.
Mettendola in altri termini, ciò che può essere affermato senza alcuna prova,
può anche essere smentito senza bisogno di prove.
E ci sarebbe ancora
da parlare del pregiudizio, e della sua conferma(tendiamo a fare domande che
confermano le nostre ipotesi). Estremo fin troppo comune di questo tipo di
pregiudizio è il ragionamento circolare. Si tratta della fallacità del vero
credente. Il vero credente è imperturbabile davanti alla prova concreta perché
semplicemente ignora tutto quello che non si sposa con il suo sistema di
convinzioni. Al contrario, nota ogni elemento affine a favore delle sue
convinzioni, e inevitabilmente finisce con sostenere queste convinzioni a un
livello molto profondo. Possono diventare parte integrante della sua identità.
È questo aspetto che accomuna il sensitivo, il cinico e l'ottuso. È qualcosa
che si riscontra molto di frequente.
Perché credi nella Bibbia? Perché è la parola di Dio.
E perché credi in Dio? Per via di ciò che sta scritto nella
Bibbia.
Il fatto è che è difficilissimo, e devi essere fortemente
coraggioso, per superare la circolarità delle ideologie. Ma il solo fatto che
la nostra identità è legata a doppio filo con ciò cui crediamo, non rende in
nessun modo quella convinzione corretta.
Su Internet si trovano centinaia di aneddoti al riguardo:
una persona che mette in cristalli nei vasi delle piante per
farle crescere meglio; chiunque dica con facilità questo genere di cose in
pubblico deve essere pronto a venire deriso al di fuori della cerchia dei veri
credenti. Non sarebbe stato frutto di semplice curiosità posizionare un paio di
vasi con la stessa pianta vicino alle altre, alla stessa finestra, innaffiarle
contemporaneamente, mettendo però in cristalli solo in una; e se vi fosse una
grossa differenza allora magari ripetere l'esperimento qualche altra volta per
vedere se si ottiene lo stesso risultato? Ma naturalmente di solito non
succede. Nessun membro della comunità metascientifica vuole verificare le cose.
Per fortuna gli scienziati non chiudono gli occhi davanti a queste cose, loro
vogliono verificare pienamente se funzionano, così elaborano test per
dimostrare se la teoria che c'è dietro è ciò che rende possibile il trucco.
Fanno le prove su un ampio numero di persone, in modo da eliminare qualsiasi
pregiudizio. Forse non a sorpresa i risultati che emergono mostrano che non
sono mai gli elementi mistici (oli, cristalli, energia di guarigione) a rendere
possibile il trucco. Tuttavia, per infarcire i racconti, i giornali, le
esperienze delle persone, gli elementi mistici sono molto più suggestivi e
attraenti del dato reale. Prove concrete che i fatti reali sono tralasciati
come irrilevanti quando si tratta di
olismo. La scienza, viene messa da parte in quanto occidentale e irrilevante,
eppure viene chiamata in causa quando può essere estrapolata dal contesto per
avvalorare qualche rivendicazione. Usare un linguaggio scientifico non
attribuisce alla cosa in questione il valore di dato scientifico. È una
disgrazia essere malati, e accettiamo felicemente assurde offerte di rimedi di cui
in altri casi rideremmo. Ormai uno non può camminare per strada e starnutire
senza che un centinaio di polsi frughino
nelle tasche dei cappotti e delle borse per pescare qualche perla di
echinacea o erbe simili ( a proposito, il popolare rimedio per il raffreddore,
l’echinacea, è stato sottoposto al test indipendenti per vedere se avesse
qualche effetto superiore a quelli di un
placebo. Non ne ha). Probabilmente è perché noi viviamo in un mondo dove tutto
è comodo, che tendiamo ad immaginare che qualcosa è andato male se siamo
occasionalmente ammalati. Il linguaggio delle medicine alternative fa
corrispondere benessere con tutto ciò che è naturale e buono, come se il nostro
stato normale fosse uno stato di buona salute. Naturalmente, ciò non è realmente
vero. La natura non è quel posto idilliaco
e mite ritratto nelle confezioni dei bagni schiuma. La natura è un posto
feroce e di cieca crudeltà anche se è capace di offrire spettacoli di rara
bellezza. E la nostra salute viene e va. Quando un dottore ci guarisce, non ci
sta riportando al nostro stato naturale, sta semplicemente rendendo la nostra
vita comoda per un attimo.
Il continuo se vi va domani…..
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